Kipoint, una truffa firmata Poste Italiane
Raccolta di atti legali e testimonianze di chi ha aperto un Kipoint Poste Italiane ed è stato costretto a chiudere per fallimento
giovedì 18 dicembre 2014
giovedì 23 ottobre 2014
Emanuele Scagliusi (M5S) all'AD di Poste: "Ing. Caio risponda su KIPOINT". E lui non risponde
Continua senza sosta la battaglia del deputato Scagliusi (M5S) al fianco degli ex affiliati KIPOINT, sul piede di guerra per veder riconosciuto il loro diritto al risarcimento. Ma sia Poste Italiane, con il suo Amministratore delegato Francesco Caio, sia il viceministro per lo Sviluppo Economico De Vincenti preferiscono non rispondere alle sollecitazioni, limitandosi ad addossare le colpe agli imprenditori, rei di non essere stati in grado di gestire al meglio i loro punti vendita.
L’Ing. Caio, infatti, ha evitato di rispondere alle domande del deputato pugliese Emanuele Scagliusi (M5S), primo firmatario di una interrogazione parlamentare sul caso, sui danni causati da KIPOINT alle famiglie coinvolte. Poi è stata la volta del viceministro De Vincenti, il quale, a nome del Governo, si è limitato a motivare le numerose chiusure che hanno riguardato i punti vendita KIPOINT legandole all'insorgenza di problemi a carattere personale ed imprenditoriale dei singoli franchisee.
È da gennaio scorso che il deputato pugliese Scagliusi (M5S) si sta occupando del caso KIPOINT, la rete di negozi in franchising di SDA Gruppo Poste italiane che opera come centro servizi per spedizioni, servizi di imballaggio, invio fax, copisteria, stampa digitale, mailing e come rivenditore a catalogo di prodotti di cancelleria e cartoleria. Dopo la chiusura di oltre 100 franchisee tra il 2005 ed il 2010, tra cui solo in Puglia quasi il 50% di quelli aperti, gli ex affiliati hanno richiesto il risarcimento dei danni contrattuali ed extracontrattuali, dal momento che la società avrebbe ingannato gli aspiranti franchisee con una serie di messaggi di pubblicità ingannevole.
Il deputato Emanuele Scagliusi (M5S) ha dichiarato:
“La resistenza di PosteShop è veramente inaccettabile. Le informazioni ingannevoli sono chiarissime e dichiarate dall'AGCOM, la concorrenza sleale pure. Tra l'altro si continua a permettere che Poste Italiane sovvenzioni SDA Express Courier, controllata al 100% da Poste e a sua volta detentrice del 100% di Kipoint, che ormai da anni è cronicamente in grave default finanziario. E chi li paga i debiti? Poste Italiane, che già nel 2011, ha coperto con un 'aiutino' di 107 milioni di euro. Si, 107 milioni di euro di soldi pubblici”.
Sia nell’audizione informale tenuta dall’AD di Poste in Commissione Trasporti alla Camera sia nell’interrogazione a risposta immediata con il viceministro dello Sviluppo Economico De Vincenti in Commissione Attività Produttive, il deputato Scagliusi ha chiesto se fossero al corrente della situazione in cui versano più di un centinaio di famiglie che hanno riposto in KIPOINT i sacrifici di una vita.
“Purtroppo sia Poste che il Governo hanno dimostrato, ammesso che ce ne fosse ancora bisogno, il loro disinteresse nei confronti dei cittadini e dei piccoli imprenditori. Addirittura, anche i dirigenti del gruppo Kipoint sostengono che le chiusure di molti punti vendita siano dovute a incapacità imprenditoriale. Io sostengo, invece, che l’incapacità era tutta nell'idea imprenditoriale così come è stata concepita. Basti pensare che sono stati chiusi anche i progetti pilota di Milano e Roma, gestiti direttamente dal gruppo Kipoint delle Poste italiane. Non mi è rimasto che ribadire l’estrema e immediata necessità che il Governo si prenda le proprie responsabilità e s'impegni a sollecitare Poste italiane ad aprire tavoli di trattativa per definire, anche a saldo e stralcio, le singole posizioni al fine di porre rimedio definitivamente a questo pasticcio, invece di fare orecchie da mercante ed ignorare le molteplici azioni e istanze. In questo modo, si potranno evitare problemi maggiori scongiurando il rischio, sempre più vicino per alcuni, di essere costretti a vendere la propria unica casa”.
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lunedì 16 dicembre 2013
Kipoint, gli imprenditori contro Poste italiane
Nel quotidiano Il Centro è uscito il primo articolo relativo alla riunione che abbiamo fatto insieme all'Associazione Codici qualche giorno fa a Pescara.
Il giornale scrive: "L'Antitrust ha dato loro ragione, lo stesso ha fatto il Tar del Lazio, e ora sono in attesa della decisione che prenderà il Consiglio di Stato, il quale ha rimesso la soluzione del caso nelle mani della Corte di Giustizia dell'Unione Europea. Ma nel frattempo hanno perso decine di migliaia di euro in investimenti e chiedono che a intervenire sia la presenza del Consiglio dei Ministri, affinché stanzi una cifra sufficiente per risarcire i danni subìti".
L'intero articolo è disponibile al seguente link.
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lunedì 9 dicembre 2013
Kipoint truffa: le vittime coinvolte parlano in tv
Sono in molte le vittime che sono rimaste truffate dal progetto Kipoint del Gruppo Poste Italiane, ma nessuno di loro ha deciso di arrendersi. Anzi!
La loro rabbia nei confronti di un franchising tanto disonesto quanto dispendioso continua e si affida ora a Codici, l'Associazione dei Consumatori, che ha intenzione di sostenerli in questa causa.
Ecco i primi video di quanto accaduto durante l'incontro tra le vittime della truffa e l'Associazione Codici.
La loro rabbia nei confronti di un franchising tanto disonesto quanto dispendioso continua e si affida ora a Codici, l'Associazione dei Consumatori, che ha intenzione di sostenerli in questa causa.
Ecco i primi video di quanto accaduto durante l'incontro tra le vittime della truffa e l'Associazione Codici.
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Ubicazione:
Pescara PE, Italia
giovedì 27 dicembre 2012
Kipoint: il caso passa alla Corte di Giustizia della Comunità Europea
Secondo l'ordinanza collegiale n° 201206636 del 21/12/2012, è stato deciso di sospendere il giudizio della sentenza con rinvio alla Corte di Giustizia della Comunità Europea (per maggiori informazioni, cliccare al seguente link)
Siamo diventati famosi, dunque: il caso Kipoint passa ai piani alti e và dritto dritto alla Comunità Europea. Ne vedremo delle belle.
Stay tuned.
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lunedì 17 settembre 2012
Kipoint insoddisfatti unitevi: è ora di protestare!
Messaggio per tutte le amebe senza palle degli ex affiliati Kipoint !!!
Andate a guardare TVA Vicenza del 14/09, una manciata di commercianti che si ribella ad una nuova linea Bus in centro storico, 3 giorni di linea, 3 ORE di protesta e sindaco e giunta hanno immediatamente sospeso la linea.
Siamo riusciti in pochi a fare molto...con proteste e stampa a viso aperto.
Adesso...invece di continuare a scrivere e chiamare me e legali vari che non servono a nulla...io propongo pubblicamente a tutti gli ex affiliati e gli attuali affiliati scontenti ( tutti ), una protesta che farà tremare i vertici di poste.
Riuniamoci, con il supporto di stampa e televisione, in viale Europa a Roma e incateniamoci ai cancelli degli uffici Poste Italiane.
Impediamo l'ingresso a migliaia di dipendenti, voglio vedere come faranno a ignorarci, urliamo, facciamoci sentire, basta frignare come bambolette.
Facciamolo e io vi giuro che sarò il primo a incatenarsi ai cancelli e che per strapparmi dalle catene dovranno essere in tanti.
Siamo vicini alle elezioni, è la giusta occasione, nessuno vuole polveroni adesso, urliamo la verità, siamo in tanti.
FACCIAMOLO, BASTA FRIGNARE, TIRIAMO FUORI I COGLIONI. !
Serve che lo dica....CONDIVIDETEEEEEEEEE
Borsetti, Montuolo....vi ripeto quello che dissi anni fà....NON MI FERMERETE MAI !!!
photo credit: ervega via photo pin cc
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mercoledì 29 agosto 2012
Il parere dei dirigenti Kipoint sui punti vendita chiusi
I dirigenti del Gruppo Kipoint sostengono che le chiusure dei punti vendita siano dovute a incapacità imprenditoriale.
Faccio notare che fra questi punti vendita Kipoint chiusi per fallimento ci sono imprenditori che già svolgevano il lavoro di spedizionieri e tale attività viene tuttora svolta con successo, ad esempio ki001 , ki040, ki051,ki029...e altri.
Esemplare il caso dei punti vendita tuttora aperti i quali non spediscono con sda.
E' come avere un negozio Benetton e non vendere la merce di tale marchio.
Il Signor Amministratore Delegato Michele Scarpelli che prova tanta soddisfazione per i 75 negozi aperti non prova vergogna per i 100 punti vendita chiusi?
Se i progetto era così valido come mai sono stati chiusi i due punti vendita pilota di Milano e Roma gestiti direttamente dal Gruppo Kipoint delle Poste Italiane?
La gestione non era forse così conveniente?
Il fallimento dei 100 e più negozi ha provocato un disastro economico per altrettante famiglie italiane che sono cadute nel tranello fidandosi del marchio Poste Italiane.
VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA !!!
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