lunedì 9 aprile 2012

La mia esperienza: visitare punti franchising che dicevano il falso sull'andamento dell'attività



La mia orrenda esperienza con il franchising Kipoint del Gruppo Poste Italiane iniziò in internet nel 2010, quando vidi la possibilità di aprire un'attività attraverso il sito aziendale Kipoint, supportata dalla campagna pubblicitaria su alcune riviste di importanza nazionale.
Secondo quanto riportato nel portale web, l'attività franchising avrebbe previsto degli investimenti iniziali minimi, in confronto ai guadagni che venivano promessi. Il marchio Poste Italiane, inoltre, fungeva da "garante" e mi tranquillizzava molto nei confronti di questo progetto che, così come veniva presentato, sarebbe stato di sicuro successo.
Decisi quindi di contattare qualcuno che potesse fornirmi maggiori informazioni al riguardo e fu così che feci la conoscenza del Sig. Francesco Calconi, l'area manager del Veneto per il progetto Kipoint. Nei numerosi incontri svolti in presenza del Sig. Calconi, sono state decantate le possibilità di sviluppo del progetto Kipoint, attraverso promesse e fatturati ipotetici. L'area manager si è inoltre dilungato in una serie di servizi di prossima partenza che facevano quasi intravedere i Kipoint come veri e propri uffici postali. La dicitura " Gruppo Poste Italiane " era come presentazione su tutte le cartelle di Calconi, così come in tutti i fogli delle presentazioni.
Per autentificare la veridicità del progetto Kipoint e per "venderlo" come un'attività commerciale di sicuro successo, mi hanno portato a visitare un punto vendita già aperto, vicino alla mia città (Vicenza), cui avrei dovuto tenere riferimento. Fu così che andai a vedere il punto vendita di Bassano del Grappa: qui il proprietario sfoggiava uno dei suoi migliori sorrisi e mi ripeteva quanto fosse proficua l'attività franchising Kipoint. Fu solo quando vidi che gli affari non stavano andando come prospettato che mi rivolsi a lui chiedendo maggiori spiegazioni. L'uomo, alquanto rammaricato, disse che era stato costretto a inscenare quella farsa dai dirigenti del gruppo Kipoint Poste Italiane: i debiti che aveva nei confronti del progetto franchising erano troppi e, se non avesse mentito a me (come a tanti atri), l'avrebbero obbligato ad assolverli immediatamente.
Stay tuned

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