giovedì 27 dicembre 2012

Kipoint: il caso passa alla Corte di Giustizia della Comunità Europea


Secondo l'ordinanza collegiale n° 201206636 del 21/12/2012, è stato deciso di sospendere il giudizio della sentenza con rinvio alla Corte di Giustizia della Comunità Europea (per maggiori informazioni, cliccare al seguente link)

Siamo diventati famosi, dunque: il caso Kipoint passa ai piani alti e và dritto dritto alla Comunità Europea. Ne vedremo delle belle.

Stay tuned.



lunedì 17 settembre 2012

Kipoint insoddisfatti unitevi: è ora di protestare!


Messaggio per tutte le amebe senza palle degli ex affiliati Kipoint !!!
Andate a guardare TVA Vicenza del 14/09, una manciata di commercianti che si ribella ad una nuova linea Bus in centro storico, 3 giorni di linea, 3 ORE di protesta e sindaco e giunta hanno immediatamente sospeso la linea.
Siamo riusciti in pochi a fare molto...con proteste e stampa a viso aperto.
Adesso...invece di continuare a scrivere e chiamare me e legali vari che non servono a nulla...io propongo pubblicamente a tutti gli ex affiliati e gli attuali affiliati scontenti ( tutti ), una protesta che farà tremare i vertici di poste.
Riuniamoci, con il supporto di stampa e televisione, in viale Europa a Roma e incateniamoci ai cancelli degli uffici Poste Italiane.
Impediamo l'ingresso a migliaia di dipendenti, voglio vedere come faranno a ignorarci, urliamo, facciamoci sentire, basta frignare come bambolette.
Facciamolo e io vi giuro che sarò il primo a incatenarsi ai cancelli e che per strapparmi dalle catene dovranno essere in tanti.
Siamo vicini alle elezioni, è la giusta occasione, nessuno vuole polveroni adesso, urliamo la verità, siamo in tanti.
FACCIAMOLO, BASTA FRIGNARE, TIRIAMO FUORI I COGLIONI. ! 

Serve che lo dica....CONDIVIDETEEEEEEEEE

Borsetti, Montuolo....vi ripeto quello che dissi anni fà....NON MI FERMERETE MAI !!!


photo credit: ervega via photo pin cc

mercoledì 29 agosto 2012

Il parere dei dirigenti Kipoint sui punti vendita chiusi



I dirigenti del Gruppo Kipoint sostengono che le chiusure dei punti vendita siano dovute a incapacità imprenditoriale. 
Faccio notare che fra questi punti vendita Kipoint chiusi per fallimento ci sono imprenditori che già svolgevano il lavoro di spedizionieri e tale attività viene tuttora svolta con successo, ad esempio ki001 , ki040, ki051,ki029...e altri.
Esemplare il caso dei punti vendita tuttora aperti i quali non spediscono con sda. 
E' come avere un negozio Benetton e non vendere la merce di tale marchio.
Il Signor Amministratore Delegato Michele Scarpelli che prova tanta soddisfazione per i 75 negozi aperti non prova vergogna per i 100 punti vendita chiusi?
Se i progetto era così valido come mai sono stati chiusi i due punti vendita pilota di Milano e Roma gestiti direttamente dal Gruppo Kipoint delle Poste Italiane?
La gestione non era forse così conveniente?
Il fallimento dei 100 e più negozi ha provocato un disastro economico per altrettante famiglie italiane che sono cadute nel tranello fidandosi del marchio Poste Italiane.
VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA !!!

lunedì 23 luglio 2012

La lista dei Kipoint chiusi



Che l'apertura di un punto vendita Kipoint fosse una truffa bella e buona, questo l'abbiamo ripetuto più volte. 

Accade però che, sebbene i truffati urlino a gran voce tutto il proprio sdegno nei confronti di un marchio, quale Poste Italiane, che ha ben pensato di architettare un piano ingegnoso per raccimolare i soldi di ignari investitori, esiste ancora qualcuno che rimane scettico.

E come dargliene torto? Quando si parla di Kipoint e di Poste Italiane la situazione si delinea tra il surreale e il tragi-comico.

Per dimostrarvi che quel che diciamo è il vero, ecco a voi la lista dei punti vendita che hanno chiuso per fallimento dalla nascita del progetto, avvenuta nel 2004, fino ad oggi.

Se doveste parlare con qualcuno degli alti dirigenti chiedendo loro il motivo di così tante chiusure, loro probabilmente negheranno. Ma basta una connessione ad internet, per verificare che quel che diciamo è il vero.

1 ) Ki001   Torino
2 ) Ki002   Bassano del Grappa
3 ) Ki003  Bitonto
4 ) Ki005  Grosseto
5 ) Ki006  Torino
6 ) Ki007 Assago
7 ) Ki008  Verona
8 ) Ki009  Martina Franca
9 ) Ki010 Napoli
10) Ki 011 Torino
11) Ki 012 Avellino
13) Ki 013 Milano
14) Ki 014 Carpi
15) Ki 015 Chiuso
16) Ki 016 Roma
17) Ki 017 Alessandria
18) Ki 018 Roma
19) Ki 019 Altamura
20) Ki 021 Bologna
21) Ki 022 Roma
22) Ki 023 Cagliari
23) Ki 024 Marano
24) Ki 028 Taranto
25) Ki 029 Torino
26) Ki 030 Chiuso
27) Ki 031 Novara
28) Ki 032 Belluno
29) Ki 033 Chiuso
30) Ki 034 Alghero
31) Ki 035 Campobasso
32) Ki 037 Frattamaggiore
33) Ki 038 Perugia
34) Ki 039 Bari Via Dante
35) Ki 040 Messina
36) Ki 042 Ascoli Piceno
37) Ki 043 Chiuso
38) Ki 045 Reggio Calabria
39) Ki 047 Rimini
40) Ki 048 Monza
41) Ki 050 Mantova
42) Ki 051 Trapani
43) Ki 052 Perugia
44) Ki 053 Chiuso
45) Ki 054 Torino Corso Novara
46) Ki 055 Chiuso
47) Ki 056 Fano
48) Ki 058 Ragusa
49) Ki 062 Busto Arsisio
50) Ki 064 San Banedetto del Tronto
51) Ki 065 Chieti
52) Ki 066 Palermo
53) Ki 067 Benevento
54) Ki 069 Napoli
55) Ki 070 Rivoli
56) Ki 073 Pisa
57) Ki 077 Pomezia
58) Ki 078 Modena
59) Ki 079 Roma
60) Ki 080 Roma – Via Deleva
61) Ki 083 Treviso
62) Ki 084 Viareggio
63) Ki 085 Catania
64) Ki 087 Chieri
65) Ki 089 Foligno
66) Ki 092 Verona
67) Ki 094 Sora
68) Ki 096 Bisceglie
69) Ki 097 Reggio Emilia
70) Ki 098 Bergamo
71) Ki 099 Lamezia Terme
72) Ki 101 Sassuolo
73) Ki 102 – Chiuso
74) Ki 104 Salerno
75) Ki 105 Roma – Via Blaserna
76) Ki 106 Vibo Valentia
77) Ki 110 Casalecchio
78) Ki 111 Lanciano
79) Ki 112 Lodi
80) Ki 114 Legnano
81) Ki 118 Palermo
82) Ki 119 Sanremo
83) Ki 121 Ravenna
84) Ki 124 Potenza
85) Ki 129 Casal Monferrato
86) Ki 130 Vicenza
87) Ki 132 Verbania
88) Ki 134 Bolzano
89) Ki 136 Vallo della Lucania
90) Ki 139 Paternò
91) Ki 143 Marostica
92) Ki 146 Vicenza
93) Ki 147 Milano – Via Murillo
94) Ki 148 Mai aperto
95) Ki 150 Sarzana
96) Ki 152 Marigliano
97) Ki 155 Rende
98) Ki 158 Arzignano
99) Ki 163 Firenze
100) Ki 164 Montecchio
101) Ki 165 Roma – Via dei Castagni
102) Ki 167 San Giorgio a Cremano

Tutti i punti vendita Supermedia non effettuano spedizioni SDA.
Non accetta e non effettua spedizioni SDA: Ki 145, Ki 100, Ki 093


lunedì 9 luglio 2012

Caro Franchisor, i conti non tornano


Che il franchising Kipoint del Gruppo Poste Italiane sia una truffa, quello è stato ormai appurato.
Ho già riportato qui alcuni fatti accaduti a me durante la presa dei contatti con i responsabili del gruppo Kipoint e lo svolgimento dell'attività commerciale.
Oggi, però, vorrei proporvi la situazione di un altro affiliato Kipoint, questa volta con sede a Roma: qui viene riportata la lettera che scrisse al suo avvocato, per informarlo dei fatti che stavano accadendo.


"Egregio Avv. Giovanni Adamo,
Il sottoscritto xxxx (...).
Verso la fine dell’anno 2004 venni a conoscenza, tramite ripetuti incontri tenutisi a Milano con rappresentanti della società Kipoint S.r.l., della possibilità di intraprendere un’attività in franchising nel settore dei servizi alle imprese, attraverso il marchio “KIPOINT – Gruppo PosteItaliane”. In occasione di questi incontri, durante i quali mi venne illustrato il contenuto dell’iniziativa, mi fu anche consegnato dal franchisor del materiale informativo abbastanza dettagliato nel quale erano esplicitati i termini dell’accordo di franchising, ivi inclusa una stima dell’investimento iniziale richiesto ai potenziali nuovi franchisee, nonché un business plan che la Kipoint S.r.l. aveva commissionato a una società di consulenza direzionale e revisione contabile molto nota a livello internazionale e che simulava l’andamento del fatturato e dei margini operativi lordi dei primi due anni di attività di un nuovo affiliato. La convinzione di poter accedere con un investimento iniziale non troppo oneroso ad un business sulla carta molto redditizio e che in tempi relativamente brevi avrebbe potuto raggiungere il cosiddetto “break even”, unitamente alla possibilità di stipulare un accordo per l’utilizzo di un marchio contenente il brand sicuramente prestigioso di “Poste Italiane”, mi spinsero a valutare in termini positivi l’opportunità e di conseguenza a firmare nei mesi successivi con la Kipoint S.r.l. un contratto di franchising, stipulato in data 21/03/2005 per la durata di 7 anni."

"Con mio rammarico, tuttavia, l’attività in questione non ebbe a decollare come da me auspicato e ciò principalmente in ragione del fatto che le cifre prospettatemi nei mesi precedenti all’accordo furono smentite dai fatti, ossia dall’effettivo andamento economico dell’iniziativa. Per prima cosa, l’investimento iniziale superò di circa il 40% quanto preventivato nei documenti che la Kipoint S.r.l. mi consegnò nella fase di trattativa. In essi, infatti, alcune spese, sia tra quelle da sostenere nella fase iniziale (costituzione societaria, ristrutturazione dei locali, tasse e altri oneri), sia tra quelle previste a regime (utenze, pubblicità e promozione, spese del personale), erano largamente sottostimate, mentre altre ancora non erano neppure citate (acquisto di beni e servizi da alcuni fornitori imposti dal franchisor a prezzi decisamente più alti rispetto a quelli di mercato). A ciò si aggiunga che l’andamento dei successivi quasi quattro anni in cui l’attività della mia azienda rimase in funzione (precisamente dal 1 luglio 2005 al 28 febbraio 2009) fu caratterizzato da numeri decisamente inferiori a quelli preventivati secondo le stime fornite dalla Kipoint S.r.l., tanto che il bilancio della mia società si chiuse in passivo in tutti i quattro anni di esercizio (con una perdita complessiva stimabile oggi in circa 70.000 euro, interamente ricoperti dalle quote versate dai soci), fino alla liquidazione della stessa società decisa dall’assemblea dei soci in data 9 gennaio 2009. In particolare tengo a sottolineare come, nonostante un promettente inizio e gli sforzi profusi da me e dai miei collaboratori (peraltro riconosciuti dalla stessa Kipoint S.r.l. dalla quale ricevetti in più occasioni apprezzamenti per il mio operato come affiliato), mai i nostri numeri giunsero ad essere confrontabili con quelli presentati nel business plan che mi era stato presentato al momento della firma, sia in termini di fatturato mensile, sia soprattutto in termini di margine di contribuzione, ciò a causa della fortissima concorrenza che avemmo a riscontrare in tutti i settori nei quali l’attività dei centri Kipoint si misuravano con il mercato e con la sproporzione tra i costi da sostenere per offrire un servizio di livello accettabile nei settori di nostra competenza e i ricavi ottenibili applicando le tariffe di mercato ai nostri clienti, di certo molto lontane dai prezzi consigliati da Kipoint S.r.l.. Lo stesso marchio “Poste Italiane” si dimostrò alla lunga un’arma a doppio taglio, in quanto i nostri servizi venivano offerti molto spesso a prezzi ancor più concorrenziali dagli stessi uffici postali, con un ovvio danno in termini di concorrenza che giungeva dalla nostra stessa “casa madre”.
Ritengo di aver maturato la ferma convinzione che il “business Kipoint” così come mi venne proposto, e come, a quanto mi risulta, viene ancor oggi prefigurato ai potenziali nuovi affiliati, non presenta certo le caratteristiche di redditività né di attrattività decantate dal franchisor e difficilmente un imprenditore che desideri approcciare tale opportunità può aspettarsi un esito diverso dal dissesto finanziario nel giro di pochi anni.

In fede."

sabato 5 maggio 2012

Franchising Kipoint: ecco come veniva effettuata la scelta dei locali e dell'arredamento

Proseguiamo nel nostro blog di denuncia contro la società di franchising Kipoint firmata Poste Italiane parlando oggi delle modalità in cui vengono organizzati i locali entro cui dovrà nascere il negozio.
Nel momento in cui si decide di proseguire con la sottoscrizione del contratto, il franchisor si inserisce totalmente nelle scelte dell'imprenditore e in ogni minimo dettaglio del negozio.
Ogni affiliato è costretto ad acquistare tutto l'arredamento presente all'interno del pacchetto di apertura di una filiale Kipoint, quindi può succedere (cosa realmente accaduta sia a me che ad altre persone), che il responsabile di zona decida di bocciare la scelta di un locale perché ritenuto troppo piccolo ad ospitare tutti i mobili previsti.
Effettuata la scelta dell'immobile, si entra immediatamente in contatto con la ditta fornitrice degli arredi attraverso un primo sopralluogo volto a ispezionare le potenzialità e un secondo di verifica.
Niente di strano, penserete voi, se non fosse che ogni singolo spillo che varca la porta di ingresso deve aver avuto una precedente autorizzazione da parte della direzione.
Accade così che dalla fotocopiatrice al registratore di cassa, dalle penne alla bilancia elettronica, ogni acquisto doveva essere effettuato solo seguendo le linee guida imposte dal franchisor e i relativi fornitori che venivano indicati agli affiliati.
Due punti da non trascurare in questa faccenda:
1) non è mai stato specificato in nessun momento della trattazione prima della firma del contratto, né tanto meno all'interno del contratto stesso che si dovessero essere burattini nelle mani dei dirigenti della Kipoint, i quali non hanno mai permesso nessun tipo di scelta imprenditoriale autonoma;
2) gli arredi e i macchinari acquistati presso i fornitori segnalati dal franchisor si rivelavano in realtà essere un altra fregatura, poiché veniva inviato al negozio materiale scadente di bassa qualità e pagato a peso d'oro.


Leggi anche: 
Kipoint costi di apertura: importi che superano di molto le aspettative



giovedì 26 aprile 2012

Negozi Kipoint: quasi tutti chiusi per fallimento

DALL'INIZIO DEL PROGETTO KIPOINT AD OGGI SONO STATI APERTI 190 PUNTI VENDITA E NE SONO STATI CHIUSI PIU' DI 100 CAUSA FALLIMENTO.
Esiste una società chiamata Kipoint e marchiata Gruppo Poste Italiane che sembra divertirsi a vendere un'attività di franchising che non funziona.
Eh, già! Perché, come abbiamo parlato altre volte, i responsabili di Kipoint hanno proposto in lungo e in largo in tutto il territorio nazionale questo progetto, promuovendola come redditizia.
Ma, purtroppo, non è mai stato così.
Vi state chiedendo il perché? Il motivo è solo uno: difficile che un'attività possa essere considerata un buon investimento se la stragrande maggioranza delle persone che vi partecipano falliscono miseramente.
Se ora proverete a chiedere maggiori informazioni ai responsabili del progetto Kipoint, loro glisseranno sicuramente sul discorso e chiuderanno l'argomento citandovi un paio di casi di attività andate male, assolutamente irrilevanti (più del 50% dei casi non mi sembra una percentuale che si possa definire "irrilevante").
Quando mi sono inserito nella realtà del franchising Kipoint, i punti vendita già aperti erano 129 e non ero a conoscenza di nessuna chiusura, a parte di quel famoso paio appenna accennati dal tanto citato Francesco Calconi.
I mesi passano e l'attività non decolla mai, i conti non tornano e i debiti si accumulano.
E' durante la fase della mia chiusura che sono venuto a conoscenza dell'effettiva situazione generale. Fino alla decisione più drastica di mettere la parola fine a questo progetto, l'area manager Francesco Calconi esortava con una certa insistenza di evitare di contattarsi tra i vari punti vendita Kipoint poiché, a suo parere, non era necessario. Il suo consiglio era quello di rimanere in contatto solamente con i dipendenti diretti, che lavoravano nei negozi gestiti direttamente dal gruppo localizzati a Milano e Firenze.
E il forum degli affiliati? Secondo loro non avrei dovuto né leggerlo, né tantomeno commentarlo.
In un primo momento ho creduto che potesse essere un modo per evitare di farsi impaurire dalle difficoltà che si possono incontrare quando si apre una nuova attività.
Solo in un secondo momento ho scoperto che quello che gli affiliati riportavano nel Kiforum era un malessere generale dovuto alle problematiche di gestione ed economiche diffuse in tutti i punti vendita: non semplici proteste ma solo la punta di un iceberg che ci stava portando alla deriva.
La parola d'ordine? Nascondere la verità.
Sino a quando non ho comunicato al Sig. Calconi la cessazione del mio rapporto con loro, l'area manager continuava a descrivere il gruppo Kipoint in modo lusinghiero e ottimistico; nel momento in cui gli comunicai la mia decisione di interrompere il rapporto lavorativo, si è dimostrato in grande difficoltà: balbettii e silenzi imbarazzanti hanno preceduto la fine di una telefonata quanto mai surreale in cui ha avuto nemmeno il coraggio di ribattere (nemmeno quando gli ho dimostrato che ero a conoscenza di quello che stava succedendo ovunque).
Da allora il silenzio più totale da parte dei responsabili del progetto franchising.
Il mio scopo di adesso? Diffondere la realtà dei fatti, quella stessa che i dirigenti del gruppo Kipoint e di Poste Italiane continuano a negare.

giovedì 12 aprile 2012

Kipoint costi di apertura: importi che superano di molto le aspettative

Tra le cose che hanno maggiormente portato in inganno tutti coloro che hanno deciso di investire nel progetto Kipoint di Poste Italiane, vi sono sicuramente i costi di apertura.
Quanto pubblicizzato nelle brochure e nei siti specializzati in franchising e ribadito più volte durante gli incontri effettuati con l'area manager, è stato superato abbondantemente.
Il preventivo richiesto per far parte del progetto era stimato in una cifra pari a 15.000 €+IVA di diritto di ingresso e di 32.000 € relativi all'investimento iniziale (arredamento ed adeguamento dei locali): cifre accessibili a molti che, se non ne disponevano in liquidità, hanno deciso per l'occasione di rivolgersi alle banche o istituti finanziari.
Il quadro della faccenda, però, cambia con il trascorrere del tempo.
L'area manager della mia zona Francesco Calconi (così come gli area manager delle altre zone d'Italia), però, ha omesso deliberatamente un "piccolo" dettaglio: tutta l'attrezzatura necessaria all'interno del punto vendita veniva messa in conto come fornitura e, quindi, fatturata in un secondo momento.
Dopo il saldo dell'allestimento, infatti mi sono state presentate le fatture riguardanti fax, fotocopiatrice, pc e quant'altro possa servire all'interno di un ufficio: ogni singolo spillo era a carico del gestore dell'ufficio spedizioni e risultava così che l'investimento del Gruppo Kipoint era a zero.
E alla fine della fiera sono stati spesi più di 100.000€ per l'apertura del negozio. Il doppio rispetto al preventivato. E se non si chiama pubblicità ingannevole questa.

lunedì 9 aprile 2012

La mia esperienza: visitare punti franchising che dicevano il falso sull'andamento dell'attività



La mia orrenda esperienza con il franchising Kipoint del Gruppo Poste Italiane iniziò in internet nel 2010, quando vidi la possibilità di aprire un'attività attraverso il sito aziendale Kipoint, supportata dalla campagna pubblicitaria su alcune riviste di importanza nazionale.
Secondo quanto riportato nel portale web, l'attività franchising avrebbe previsto degli investimenti iniziali minimi, in confronto ai guadagni che venivano promessi. Il marchio Poste Italiane, inoltre, fungeva da "garante" e mi tranquillizzava molto nei confronti di questo progetto che, così come veniva presentato, sarebbe stato di sicuro successo.
Decisi quindi di contattare qualcuno che potesse fornirmi maggiori informazioni al riguardo e fu così che feci la conoscenza del Sig. Francesco Calconi, l'area manager del Veneto per il progetto Kipoint. Nei numerosi incontri svolti in presenza del Sig. Calconi, sono state decantate le possibilità di sviluppo del progetto Kipoint, attraverso promesse e fatturati ipotetici. L'area manager si è inoltre dilungato in una serie di servizi di prossima partenza che facevano quasi intravedere i Kipoint come veri e propri uffici postali. La dicitura " Gruppo Poste Italiane " era come presentazione su tutte le cartelle di Calconi, così come in tutti i fogli delle presentazioni.
Per autentificare la veridicità del progetto Kipoint e per "venderlo" come un'attività commerciale di sicuro successo, mi hanno portato a visitare un punto vendita già aperto, vicino alla mia città (Vicenza), cui avrei dovuto tenere riferimento. Fu così che andai a vedere il punto vendita di Bassano del Grappa: qui il proprietario sfoggiava uno dei suoi migliori sorrisi e mi ripeteva quanto fosse proficua l'attività franchising Kipoint. Fu solo quando vidi che gli affari non stavano andando come prospettato che mi rivolsi a lui chiedendo maggiori spiegazioni. L'uomo, alquanto rammaricato, disse che era stato costretto a inscenare quella farsa dai dirigenti del gruppo Kipoint Poste Italiane: i debiti che aveva nei confronti del progetto franchising erano troppi e, se non avesse mentito a me (come a tanti atri), l'avrebbero obbligato ad assolverli immediatamente.
Stay tuned

martedì 27 marzo 2012

Franchising ingannevole: la società marchiata Poste Italiane viene denunciata da due donne di Bolzano

Il progetto Kipoint, franchising del Gruppo Poste Italiane, continua a creare danni. Tra i tanti soggetti che hanno aderito a questo progetto, troviamo due donne di Bolzano: Enza Sole, 40 anni di Laives e Sabrina De Notarpietro, 38 anni di Vadena, che lamentano un danno superiore ai 100.000 €.
"Kipoint" è stato pubblicizzato per un lungo periodo di tempo sia su riviste, che su quotidiani prestigiosi; nel sito internet ufficiale, inoltre, spiegava quale fosse il suo principale obiettivo: la creazione di punti vendita in franchising che fungessero da negozio di cancelleria, internet point e ufficio postale.
L'attività promozionale per aderire al progetto hanno convinto anche le due donne trentine, che si sono fidate della garanzia del nome Poste Italiane e dalle prospettive estremamente favorevoli di sviluppo commerciale.
L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (presidente Antonio Catricalà) in data 13 aprile 2010 ha pesantemente sanzionato la questione (con una multa di 100 mila euro) definendo «PUBBLICITA' INGANNEVOLE» i messaggi pubblicitari diffusi sul mercato dalla società «Posteshop spa» volte a promuovere la rete in franchising «Kipoint». Nel provvedimento l’Autorità Garante parla di «elevato grado di ingannevolezza» dei messaggi pubblicitari contestati con particolare riferimento all’entità del fatturato realizzabile dai soggetti affiliati, nonchè alla solidità e allo sviluppo della rete «Kipoint».


Per maggiori dettagli, consultate l'articolo che trovate al seguente link.

Qualche parola sul progetto Kipoint

A volte sento di persone che ancora oggi pensano di riporre la loro fiducia in Kipoint ...se avete dei dubbi potete verificare voi stessi, senza chiedere a nessuno, andate a vedervi quanti Kipoint hanno aperto negli anni con il classico KI001... KI002 ecc....
Adesso fatevi una risata e andate a vedere quanti ne sono rimasti aperti....